Non è stato epico, non è stata la più bella sciata, non è stato troppo impegnativo, ma è stato un sogno diventato realtà.
Il Pelmo è chiamano il Caregon del Signore per la forma del versante sud che ricorda una gigante poltrona, e ne fa un catino ideale per lo sci, l’unico problema è raggiungerlo visto che il catino si getta su un salto di roccia alto 300m O_O. Questo problema venne già risolto da un irlandese, John Ball, che salì alla cima nel 1857, aggirando il salto di roccia da destra passando per una cengia, che ora porta il suo nome.
Quando ero un bambino i miei genitori mi portavano a sciare sul comprensorio del Civetta, e vedendo il Pelmo, pensavo che sciare lassù fosse una cosa impossibile, ma ormai quell’idea mi aveva stregato.
Avevo già salito il Pelmo d’estate in una giornata dedicata al trail running, ma d’inverno è un’altra faccenda, le condizioni della cengia di Ball sono determinanti, già due volte avevo provato a salire con gli sci trovando sempre neve inconsistente sulla cengia. Ma ogni esperienza serve per imparare qualcosa.
Tornato dalla prima gara internazionale della stagione, non andata benissimo e recuperato le energie il lunedì, martedì 05 aprile alle 4:30 di mattina sono a Ponte nelle Alpi dove ho appuntamento con due amici, Catta (Andrea Cattarossi, amico e compagno di tante avventure) e Matteo De March (un compagno di tante scalate, ma con cui non ero mai andato a fare scialpinismo, ma non ho dubbi sulle sue capacità sciistiche visto che è maestro di sci).
Alle 5:30 con gli sci ai piedi iniziamo a salire la lunghissima carrozzabile che da Zoppè di Caodore porta la Rif. Venezia, proprio sotto il versante sud del Pelmo. Da qui ci alziamo verso in diagonale ascendente verso destra fino ad un canalino che da accesso alla cengia. La prima parte si può percorrere con gli sci, a patto di trovare una neve che dia sufficiente sicurezza per la progressione, qui il parziale rigelo notturno ha giocato a nostro favore.
Arrivati al primo restringimento ci leghiamo, visto che ho più esperienza su questa cengia, procedo avanti. Andiamo in conserva visto che le condizioni sono sicure e si trova qualche spit a cui rinviare la corda quando non ci sono spuntoni. Arrivati alla prima ansa invece di procedere lungo la cresta saliamo un salto di roccia di 10m di III (salto del Pordon, 3 ch. e sosta in uscita 2 ch, a sinistra della grande fessura sul fondo dell’ansa) che consente di accedere un canalino innevato ma molto ripido che termina in un pendio, qui lascio il comando delle operazioni al Catta, che senza problemi ci porta fuori dalla parte alpinistica. Appena usciti sul pendio se si guarda a destra c’è una sosta di calata su due fix dorati, qui si può lasciare corda e imbraghi, a meno che non si voglia salire legati la cresta finale, noi abbiamo optato per salire leggeri i 900m che mancano per raggiungere la cima.
Dalla sosta di calata abbiamo salito il pendio con i ramponi e dopo una strettoia siamo giunti alle più docili pendenze del Vant ineferiore. Le difficoltà sono praticamente finite ma ci sono da salire ancora 900m. Sci ai piedi iniziamo la lunga risalita un po’ di corsa visto che non è prestissimo e il sole inizia a scaldare. Mano a mano che ci alziamo ci accostiamo alle rocce gialle della spalla est a destra fino un tratto più ripido, che senza rampant avremmo dovuto salire con i ramponi, superatolo si entra in una distesa pianeggiante surreale il Vant superiore. Ora con una diagonale verso sinistra (ovest) raggiungiamo la sella tra spallone Sud e la cima principale. Qui sci in spalla risaliamo la cresta per roccette e neve senza difficoltà fino a 3100m dove lasciamo gli sci, da qui avevamo salendo visto che tramite un canalino si poteva accedere a dei pendii che degradano al Vant superiore evitando tutta la prima parte di cresta non sciabile. L’ultima parte di cresta è un po’ più rocciosa e con passi di II porta alla cima 3168m. Finalmente realizzo il mio sogno di bambino 🙂
La discesa è divertente su un firn super che diventa pesante solo nella parte bassa del Vant inferiore. Arrivati alla sosta a fix con una doppia da 40m (possibilità di dividerla in due doppie da 20m fix) siamo alla cengia e per questa al punto dove avevamo levato gli sci in salita. Qui calziamo gli sci e precorriamo la parte restante di cengia in leggera discesa e il canalino, purtroppo la neve pesante è anche lenta e per raggiungere il rif. Venezia non possiamo fare molte curve sul pendio sotto la cengia, che di solito è proprio divertente da sciare, ma con una diagonale alta arriviamo al rifugio senza spingere. Con la neve lenta la carrozzabile per Zoppè diventa infinita, ma tagliano dalle tabià Belvedere su una radura verso destra si evita un po’ di sviluppo.
Per chi vuole ecco la traccia GPS della salita al monte Pelmo.