Come ogni alpinista sono un sognatore e tra i tanti sogni nel cassetto salire in cima al Monte Bianco per la cresta Innominata era uno di questi. L’innominata non è una vera e propria cresta come la Peuterey o la Brouillard ma la linea è elegante e l’ambiente è uno dei più selvaggi e affascinanti delle Alpi.

Con la scusa della preparazione per l’esame di alta montagna del passaggio a Guida Alpina, avevo voglia di fare un bel giro in quota con l’amico Michele Da Rin (Michelino). Così a fine giugno partiamo per la Val d’Aosta con una finestra di tre giorni di bel tempo alle porte. Pur vivendo ad Auronzo non si può dire che siamo acclimatati per l’alta quota, che anche sulle Alpi (soprattutto sul Bianco) non va sottovalutata, così decidiamo di salire progressivamente. Le informazioni che arrivano dagli amici e colleghi della Valle non sono molto incoraggianti, la cresta non era ancora stata salita quest’anno, ma viste le difficoltà classiche non ero molto preoccupato.

1° Giorno (Rif. Monzino)

 Arrivati a Courmayeur nel primo pomeriggio parcheggiamo l’auto In Val Veny, appena dopo il Bar Pramotton, in un ampio parcheggio sulla sponda destra (orografica) della Dora di Veny. Da qui parte il sentiero CAI 26 che in una paio d’ore con qualche tratto attrezzato (utile il caschetto) porta al Rif. Monzino a 2561m.

Monzino
Salendo al rif. Monzino

Qui ci accoglie il gestore Mauro Opezzo che oltre ad essere un grande esperto della zona è anche un ottimo cuoco e ci prepara una cena da leccarsi i baffi. Come sempre nei rifugi in montagna specialmente quelli sulle Occidentali si cena presto e si va a letto presto, perché la sveglia è sempre… presto!

2° Giorno (Punta Innominata – Eccles)

Dopo aver dormito qualche ora la sveglia suona alle 4:00 e un’ora dopo siamo in marcia in direzione del Colle dell’Innominata, perché, volendo salire in tre giorni alla cima, il secondo giorno c’era tempo per fare qualcosa di più divertente che salire Eccles il lungo ghiacciaio del Brouillard, così decidiamo di percorrere la cresta Sud-Est di Punta Innominata. Una via divertente e panoramica che porta fino al Col Freney. Mentre si sale lungo la cresta i Pilastri rossi del Brouillard e il Pilone Centrale con tutta la loro storia sembrano quasi a portata di mano. Sulla destra la cresta di Peuterey domina l’intera scalata con l’Aiguille Noire, les Dames Anglaises, la Aiguille Blanche. Un panorama da torcicollo…

P.ta Innominata cresta SE
Scorcio sull’Aiguille Noire

Per raggiungere il colle dell’Innominata dal rifugio Monzino bisogna salire in direzione N superare la morena del ghiacciaio di Châtelet e continuare in direzione del cono nevoso che si trova sotto il canale che scende dal colle dell’Innominata. Prima di entrare nel canale vero e proprio bisogna superare una fascia rocciosa scalando delle placche di granito (III – spesso bagnato) sulla destra della verticale dello scolo del colle (soste a Spit presenti). Senza grosse difficoltà si sale il canale per raggiungere il colle dell’Innominata.

Si attacca appena a sinistra di alcune placche metalliche in memoria di Andrea Oggioni (sosta a spit) si segue il filo di cresta per percorso logico (qualche spit). Si raggiunge quindi una cresta nevosa che va seguita fino ad un caratteristico gendarme affilato, superarlo sul versante Freney (spit) e continuare fino all’Anticima e poco dopo alla Cima vera e propria sempre per cresta.

P.ta Innominata cresta
Passaggio Expo di un gendarme

Da Punta Innominata per scendere al Col Freney basta proseguire lungo la cresta in direzione NW, proprio sul filo di cresta si trova il primo ancoraggio per scendere in corda doppia (4 doppie da massimo 23m depositano sul colle, appena riattrezzate dall’instancabile guida Francesco Civra Dano). Dal Col Freney si può scendere il ghiacciaio del Brouillard e tornare al Monzino o come abbiamo fatto noi salire agli Eccles.

A mio parere è una salita divertente, e un buon riscaldamento per affrontare la cresta del giorno successivo. E’ sufficente una corda da 50m e qualche friend medio. Tempistiche: 1h o 2h dal Rifugio al Colle dell’Innominata (3205m) in base all’allenamento e l’innevamento, 3h o 4h per la cresta e la discesa al Col Freney. Noi alle 11 eravamo ad Eccles.

Col de Peuterey
Col Freney, appena sotto ad Eccles 

3° Giorno (Cresta Innominata – M.te Bianco)

Le giornate in alta montagna iniziano prima dell’alba e sarebbe bello dire che finiscono presto, ma non è sempre così… Quest’avventura è iniziata molto prima dell’alba: alle 2:00 la sveglia suonava ma eravamo già in piedi e con gli scarponi addosso, vuoi per il riposino pomeridiano, vuoi per la quota, ma prima di certe salite dormo sempre poco. Alle 3:00 dopo una colazione mangiata controvoglia, stavamo già attraversando il ghiacciaio del Brouillard appena sopra la terminale in direzione del colle Eccles. Ancora al buoi iniziamo la salita della cresta nevosa che dal Colle porta alle prime rocce rosse dell’Innominata.

Si segue il primo risalto della cresta dell’Innominata, prima sul filo, poi leggermente sul versante Brouillard fin sotto un diedro che sbuca in una sorta di forcelletta sulla cresta. Si sale l’intero diedro all’inizio facile fino ad un chiodo rosso, poi più impegnativo (V) fino ad uscire sulla forcelletta sul versante Freney (sosta su due chiodi e friend incastrato).

Si attraversa su una cengia evidente e si passa attraverso un grosso buco, quindi si prosegue per cresta o appena sotto sul versante Brouillard fino a raggiungere una sottile e aerea cresta nevosa dove ci raggiunge il sole.

Cresta Innominata
Alba
Cresta Innominata
Passaggio aereo

Si percorre la cresta fino alla base del secondo risalto, sotto delle torri rosse, che si aggirano alla base traversando a sinistra (Brouillard) per rocce innevate non difficili, avvicinandosi al canale nevoso che scende dalla parte alta della parete. Attraversare il pendio nevoso fino ad un canale che si può risalire (attenzione alle scariche di ghiaccio e sassi dall’alto) oppure come abbiamo fatto noi attraversarlo e proseguire per la costola rocciosa a sinistra del canale stesso, sicuramente un po’ più difficile ma al riparo dalle scariche. A dire il vero mentre siamo saliti lungo il canale è sceso solo qualche innocuo pezzetto di ghiaccio, ma se posso evito di rischiare di prender sassi in testa. Sempre piegando a sinistra si attraversa un secondo canale e per una più facile costola rocciosa ci si porta sotto una parete compatta con dei tetti rossi. Aggirarla a sinistra per una rampa-canale nevosa fino a raggiungere un filo di cresta secondario (sperone Brouillard).

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Rampa nevoso verso lo sperone del Brouillard

Sperone Brouillard
Sulla rampa che porta allo sperone del Brouillard

Risalire tutto lo sperone, sempre lungo la cresta su ottima roccia mista a neve, oltrepassare un gendarme sul lato Brouillard e un intaglio delicato.

Gendarme
Lungo lo sperone del Brouillard

 

Continuare su un grande pendio nevoso fino alla cresta del Brouillard, che si raggiunge a quota 4650m circa.

Sperone Brouillard
Pendio nevoso verso la cresta del Brouillard

 

Dal punto in cui si esce sulla cresta del Brouillard si vede già la cima del Monte Bianco che non sembra molto lontana, ma ci vorrà ancora un’oretta per arrivare. Si segue la cresta del Bruoillard sempre sul filo con passaggi di misto ma con ottimi spuntoni e un tratto più aereo su neve, per poi diventare via via più semplice e ampia proprio dove da destra sale lo sperone del pilone Centrale.

Cresta Brouillard
Ultimi passaggi in cresta

Appena sotto il Monte Bianco di Courmayer si evita un grosso risalto roccioso aggirandolo sulla destra (lato Courmayeur) per una sorta di cengia ascendente che riporta in cresta pochi metri sotto il monte Bianco di Courmayeur. Da qui senza difficoltà con un traverso a mezza costa sui pendii a N del Monte Bianco di Courmayer si raggiunge nuovamente la cresta e il col Major 50 faticosi metri sotto la cima del Monte Bianco.

Sono le 11:30 qundo saliamo l’ultimo pendio che porta alla vetta delle Alpi, anche se non è la prima volta resta sempre emozionante essere sul tetto d’Europa, specialmente con un amico.

Monte Bianco
Summit

Discesa (via dei Tre Monti)

Una volta in Cima il più è fatto anche se la discesa dal Bianco è sempre lunghissima, qualsiasi via si scelga.

M.te Bianco
Discesa lungo la via dei tre Monti

Non avevo mai fatto la via dei Tre Monti, cioè quella che dall’Aiguille du Midi (3800m) passando per il col du Midi sale prima al Mont Blanc du Tacul e poi al Mont Maudit. Sulla carta è la via più corta per scendere, così sapendo che era ben traccita e in buone condizioni optiamo per questa discesa che ci impegnerà per quasi 3h. Con queste condizioni di innevamento è una discesa semplice, ma con più ghiaccio sicuramente non è la discesa ideale. Le due risalite al Mont Maudit e al Mont Blanc du Tacul sono state sfiancanti, ma mai dure come la risalita dal Col du Midi alla funivia dell’Aiguille con un po’ di fretta per evitare di perdere l’ultima benna per la discesa.

Una volta a Chamonix subito dopo aver ordinato due medie al bar, mi chiama l’amico Edoardo che si trovava proprio lì per lavoro e dopo un gelato ci da uno strappo fino in Val Veny, una bella fortuna, così abbiamo il tempo di farci una bella doccia prima di andare a mangiarci una meritatissima pizza ad Aosta.

Un grazie va al mio instancabile socio Michelino che non ha mai mollato, una vera macchina, e un grazie anche al Sacca un vero amico.

Come sempre grazie a Karpos e Garmont per il supporto.

Difficoltà: D+ (55°/V su roccia)

Materiale: Corda da 50m, 4-5 friend medi fino al 2 BD, Nut, qualche rinvio e un paio di viti da ghiaccio, seconda piccozza non indispensabile.

Tempo salita: 8h-12h